Studio Massimo Iarussi Progetti Illuminazione

Massimo Iarussi

Sono architetto e mi occupo di luce da più di 35 anni. Firenze, la città dove vivo e lavoro, ha influenzato il mio percorso professionale: la mia maggiore specializzazione e le più prestigiose realizzazioni sono nel campo della illuminazione museale e di edifici storici e artistici.
Cerco di non smettere di studiare, approfondire, apprendere: dopo tanti anni di attività, continuo ad imparare qualcosa ad ogni nuovo progetto. Credo che la competenza, la professionalità, l’esperienza, siano i valori fondamentali che dovrebbero essere alla base di ogni attività professionale. Ma sono anche convinto che la coerenza, il rispetto dei ruoli, la trasparenza, l’etica, siano ancora più importanti della preparazione professionale.

La professione che faccio ha come ambiente naturale il lavoro di gruppo. Per quanto importante, la progettazione della luce non può che svolgersi nell’ambito di un “progetto” più generale, di un gruppo di lavoro, dove le competenze di ognuno rafforzino quelle di tutti.
Credo perciò che il rispetto dei ruoli sia un elemento fondamentale nella vita professionale. E per questo cerco di essere attivo, per quanto posso, nelle principali realtà associative del mondo della luce, perché la nostra professione sia sempre più conosciuta e apprezzata. E perché sia più facile, per tutti, distinguere chi fa questo mestiere da chi dice di farlo, facendo altro.

Studio Massimo Iarussi
Studio Massimo Iarussi Firenze

Lo studio

Quello che dirigo è un piccolo studio: poche persone, ma ben motivate.
Ci piace spaccare il capello in quattro, complicarci la vita, creare problemi da risolvere. Ci piace sporcarci le mani, smontare e rimontare, provare e riprovare, ingegnarci e inventare. Usiamo per questo la nostra stanzetta delle prove, i nostri attrezzi, la nostra officina, una sorta di piccolo fablab, che abbiamo fin da quando la parola fablab non era stata neanche coniata.
Abbiamo finanche il nostro laboratorio fotometrico, piccolo ma sincero, dove cerchiamo conferme o smentite alle nostre ipotesi di progetto. E tuttavia, siamo consapevoli che nessuna misura, nessuna metrica, nessuna quantità numerica potrà mai descrivere adeguatamente l’oggetto del nostro lavoro, il materiale immateriale del quale ci occupiamo.

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