Oscuramento

1024 624 STUDIO MASSIMO IARUSSI

I miei genitori hanno vissuto l’ultimo conflitto mondiale, e i loro racconti su quel periodo  hanno caratterizzato la mia infanzia. Naturalmente, mi risparmiavano gli episodi veramente drammatici, e  mi raccontavano piuttosto dei tanti disagi quotidiani che erano costretti a sopportare, soprattutto per educarmi ad apprezzare le comodità di cui io invece avevo  la fortuna di godere.

Fra i racconti che più mi affascinavano, c’erano quelli sull’ “oscuramento”.  Per non rivelare agli aerei la posizione dei centri abitati durante la notte, a tutta la popolazione veniva imposto di tenere le luci di casa spente, o quanto meno di mettere pesanti tendaggi oscuranti alle finestre, che non ne facessero trasparire neppure il minimo spiffero. Addirittura, mio padre raccontava che i soldati di guardia sulle garitte  fumavano infilando la sigaretta in bocca dalla parte accesa, e ritraendo la lingua per non scottarsi. E poiché a me sembrava impossibile,  mi strabiliava facendomi vedere come si fa.

Purtroppo, la nostra cultura tende a dimenticare.  Si dovrebbero invece trarre lezioni di vita dal passato, se si vuole avere qualche possibilità di progredire. Un piccolo disagio per il singolo, a volte, porta un enorme vantaggio alla comunità. Quegli stessi accorgimenti potrebbero oggi dare  un contributo decisivo alla lotta contro l’inquinamento luminoso, il male che affligge il nostro secolo. Ci vorrebbe davvero molto poco ad aggiungere ai  regolamenti vigenti queste poche semplici norme: dopo il tramonto, all’aperto, si fuma solo col fuoco della sigaretta in bocca (e dopo le 24  non si fuma affatto). E in casa, chi  proprio non può fare a meno di  tenere le luci accese, si attrezzi con le coperte alle finestre.

(Da “Il corsivo di Oscuro”, in Luce e Design, n. 5/2006).

Fra gli argomenti che maggiormente animavano il mondo della luce nel 2006 c’erano l’inquinamento luminoso e le tante leggi regionali che, una dopo l’altra, venivano pubblicate sul tema. Pur partendo da premesse condivisibili, queste contenevano spesso stramberie e astrusità, che per certi aspetti le rendevano inapplicabili.

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