La luce è un argomento oggi in gran voga. Ha a che fare con un sacco di cose accattivanti: col Design, con l’Architettura, con l’Arte. Con la Creatività, lo Spettacolo, la Moda, il Made in Italy. Evoca emozioni e atmosfere, ed è in relazione con lo star bene, i bioritmi, cicli circadiani, melatonina e serotonina. Filosofie orientali, yin, yang, e feng shui! Ha a che fare anche con l’energia, e perciò con la salvaguardia del pianeta. E se di luce ce n’è troppa, perdiamo il contatto con l’Universo che ci viene dall’osservazione delle stelle.
Se la luce è questa cosa meravigliosa, allora la Progettazione della Luce diventa, nell’immaginario collettivo, una attività che ha del magico: quell’atto creativo attraverso il quale una specie di Sciamano è capace di portarti in un mondo parallelo, manipolando un materiale immateriale.
Inevitabile perciò, che nell’universo che popola il mondo della luce, di sciamani ne nascano molti. Chiunque faccia qualunque cosa vagamente collegata al mondo della luce, prima o poi si fa sciamano, inventando slogan sempre più improbabili, per lo più in inglese (giacché in italiano ne risulterebbe più chiara l’assenza di significato).
A noi, che di progettazione della luce campiamo, pareva di fare solo un mestiere come un altro. Non salviamo vite umane, non siamo artisti e tanto meno sciamani. Certo, il nostro lavoro può aiutare qualcuno a star meglio, se è fatto bene. Ma in fondo accade lo stesso anche per un ciabattino: se non fa bene il suo lavoro, poi le scarpe ti fanno male.
E’ solo un mestiere, e qualcuno lo deve fare: meglio che lo faccia chi lo sa fare. Meglio che lo faccia, questo mestiere, chi davvero fa questo mestiere.