Agli uomini piacciono le donne in calze nere. Devono essere quelle velate, leggere, trasparenti, ma nere. Temo che il motivo per cui piacciono tanto abbia a che fare con una quantità di aspetti sui quali non ho alcun titolo ad esprimermi: eros, psicologia, memoria, fantasie. Ma, al netto di ogni malizia, almeno una parte della spiegazione la voglio tentare, a costo di sgretolare l’alone di mistero che avvolge la cosa.
In fondo, di luce si tratta: la calza nera non fa altro che intervenire sulla luce. Avvolgendo la rotondità delle forme, ne aumenta i contrasti. Le parti laterali, sotto angoli di vista più sfuggenti, appaiono più scure: la trama della calza appare più fitta a causa della prospettiva e la trasparenza diminuisce. Quando è osservata frontalmente invece, la trama è al massimo della trasparenza e la superficie appare più chiara. In sostanza, la calza fa da amplificatore dei contrasti; replica artificiosamente l’effetto di una luce direzionale che, creando ombre più marcate, esalta le forme che vengono al contrario appiattite da una luce diffusa.
È un po’ quello che, con strumenti diversi, noi cerchiamo di fare con l’architettura: renderla più bella e affascinante, senza per questo trasfigurarla. Usiamo la luce invece delle calze nere, che sarebbe più complicato.
06/2020
